Il seminario intende proporre una riflessione sulla pluralità e complessità dei modelli analitici nella cura, tentando, da una parte, di costruire un vertice osservativo delle teorie, esplicite ed implicite, adoperate dall’analista nella relazione terapeutica; dall’altra, di delineare un metodo che permetta di pensare l’oscillazione fra “paziente”, “relazione”, “caso clinico”, in cui le successive trascrizioni mostrano il senso del procedere analitico e delle sue trasformazioni, ma anche, ed inevitabilmente, la persistenza delle tracce, o della realtà dell’altro, di qualcosa che resiste ed insiste nella cura, e dunque che si oppone al rischio, paradossale, della sua perdita.
Nel corso del seminario, a partire da un caso presentato, si cercherà di utilizzare lo strumento psicoanalitico per poter “leggere” la complessità di questi vertici osservativi, mettendo al lavoro i concetti che si presenteranno di volta in volta come i più utili al contesto, all’interno di quel percorso, che per noi caratterizza ogni cura analitica, situato tra invarianza e trasformazione, fra timore, o terrore, della perdita e del cambiamento. Ogni situazione clinica propone vari livelli di lettura e l’intento del seminario è quello di amplificare tali livelli per verificare, insieme, come un caso può essere osservato, come esso costituisca un vertice trasformazionale della stessa vicenda, e se, e come, si possano usare modelli differenti.
Si tratta quindi di “costruire” il caso clinico, nel senso di esplorare e definire la molteplicità inesauribile degli schemi interpretativi, delle trasformazioni che esso induce e determina, ma anche di “ri-costruirlo”, partendo dall’ascolto e dal necessario ritaglio che la posizione dell’analista realizza, dagli spazi che i concetti psicoanalitici adoperati permettono.
In particolare, la clinica cosiddetta “contemporanea” (casi-limite, psicosi, forme gravi di dementalizzazione e deaffettivizzazione..), nel proporre situazioni che obbligano il terapeuta a rivedere costantemente i suoi strumenti di lavoro per adattarli alle esigenze del caso, sembra essere un’occasione proficua per riflettere sulle capacità interpretative degli strumenti che la psicoanalisi mette a disposizione o sulle sue, inevitabili, difficoltà.